lunedì 24 marzo 2014

Rubrica Letteraria: Amore e Psiche

AMORE e PSICHE
ERICH NEUMANN



Vorrei proporvi questo saggio in quanto lo ritengo molto importante per la comprensione di alcuni stati che coinvolgono il nostro animo in situazioni che ognuno di noi ritiene particolari ma che invece sono comuni a molti.
Due parole sugli autori, autori al plurale, in quanto Neumann interpreta una parte dell’opera di Apuleio “Le Metamorfosi”.
Apuleio è stato il più grande Autore e Filosofo latino del suo tempo e si è distinto per essersi elevato dal filone della “Retorica” che imperversava in quegli anni.
Apuleio nacque nella Provincia d’Africa intorno al 125 d.c. nell’epoca chiamata degli Antonini in quanto l’impero romano era governato dalla “dinastia” che iniziò con Traiano e prese il nome da Antonino Pio che fu il più illustre degli imperatori di quel periodo. Fu un epoca di grande prosperità economica e relativa tranquillità politica, ma piuttosto povera da un punto di vista intellettuale. Apuleio era figlio di un alto burocrate dell’impero e alla morte del padre ereditò un grossa fortuna che lo portò a dedicarsi ad una vita intellettuale senza altri bisogni materiali. Iniziò la sua educazione a Cartagine ma la sua formazione si affinò e completò ad Atene dove fu iniziato ai Misteri Eleusini ed al culto di Osiride.
Erich Neumann nacque in Germania nel 1905 dove si laureò in medicina nel 1927, si interessò all’allora nascente specializzazione della psicologia e per questo si trasferì in Svizzera dove si formò alla Scuola di Carl Gustav Jung. Una volta completata la sua formazione visti gli eventi politici che caratterizzavano la Germania decise di emigrare in Palestina dove trascorse il resto della sua vita prendendo la cittadinanza Israeliana . E’ morto a Tel Aviv nel 1960. Ricordo qui due delle sue opere più importanti quali “Storia delle origini della coscienza” e “Psicologia del Femminile”
Allora: Amore e Psiche può considerarsi la parte centrale delle Metamorfosi e narra la storia di una bellissima ragazza, talmente bella da rendere invidiosa Afrodite che si sente scavalcata nell’adorazione degli uomini: già da qui emerge il contrasto tra la bellezza di Psiche, utile solo a lei, e la bellezza della dea, sia fisica che metafisica, riferita al suo aspetto umano e divino. Come divinità rappresenta “la Grande Madre” e da qui la sua bellezza diventa strumento di procreazione.
La divinità, adirata, condanna Psiche a non poter mai avere un matrimonio umano, ma solo a morire. Dice l’oracolo interpellato dal padre di Psiche che, nonostante la sua bellezza non era richiesta in sposa da nessuno (forse perché troppo bella): “non isperare in un genero nato di stirpe mortale, ma solo in un crudele, feroce e viperino male”. La ragazza potrà quindi avere solo un matrimonio “di morte”. Perciò, in un femminile in cui il rapporto con la madre è ancora molto stretto, l’incontro con l’uomo è vissuto come un pericolo tale da mettere in discussione il rapporto privilegiato tra madre e figlia e provocarne la rottura.
Psiche viene salvata da Eros che se ne innamora. Ne fa sua moglie, ma il rapporto è possibile solo a condizione che la sposa non veda lo sposo. Lei però, dopo un periodo di innamoramento istintivo, irrazionale, vuole prendere coscienza del suo stato e decide di vedere con chi ha a che fare: illumina Eros che si sente ferito e si allontana da Psiche in quanto desidera un rapporto più oscuro verso di lei e verso la madre Afrodite. Oltretutto non ha interesse a questa presa di coscienza.
Da qui nasce il lungo viaggio di Psiche alla ricerca del suo amato; allo stesso tempo Afrodite inferocita inizia una lunga caccia nei confronti del figlio disubbidiente, colpevole di un amore terreno non degno di un dio quale è. Forse qualche madre o qualche padre potrà riconoscersi in certi atteggiamenti e in certe parole nei confronti del figlio che, da questo minato nella sua volontà, preferisce rimanere nell’ombra dell’incertezza, rimandare, e forse anche rinunciare a un amore.
Per porre fine a questa relazione, Afrodite affronta Psiche alle sue condizioni e dopo averla malamente strapazzata fisicamente e moralmente, le assegna tre prove ovviamente impossibili da superare. Certamente Afrodite è consapevole dell’inumanità delle prove, ma è proprio per questo che le impone per dimostrare, in quanto “Grande Madre” la sua forza al contrario della nullità della figlia.
Invece da qui inizierà la rinascita psicologica di una Psiche inconsapevole di questo suo percorso, tanto ignara che più volte verrà presa dallo sconforto e dalla disperazione fino a pensare al suicidio quale rimedio ad una situazione che appare senza via d’uscita.
Ognuna di queste prove ha un suo significato psicologico ed in ognuna di esse la ragazza troverà un aiuto insperato in alcuni animali simbolici.
Nella prima Psiche deve dividere una montagna indistinta di semi, ognuno per il suo genere, con l’aiuto di piccole formiche: il caos indistinto che viene regolarizzato dall’istinto ordinato degli animali, unito alle nostre potenzialità nascoste che utilizziamo solo nel momento del bisogno.
La seconda prova consiste nel rubare un fiocco di lana dai ferocissimi montoni solari: riuscire ad avvicinarsi ad un maschile distruttivo, così percepito da un sentimento matriarcale primitivo, senza tuttavia distruggerlo ed in questo è aiutata da una canna “divina”.
Nella terza prova l’eroina deve racchiudere l’acqua della sorgente in un’urna di vetro, contenere quindi il flusso vitale che non può avere forma o almeno incanalarlo verso le proprie necessità , contando sull’aiuto dell’aquila, simbolo dello spirito maschile .
Dunque Psiche per poter vivere un amore completo e non solo istintivo, deve evolversi , maturare anche attraverso le esperienze della vita. Con la sua trasformazione coinvolgerà anche Eros e lo porterà ad una sua maturazione ed in conclusione ad un rapporto più consapevole e più duraturo.
Purtroppo però Venere, la grande madre, non si darà per vinta e invierà la povera nuora letteralmente all’inferno a prelevare da Persefone una crema di bellezza (pensate un po’ cosa può inventarsi una madre gelosa). Questa volta Psiche è sola nessuno la può aiutare deve trovare in sè e dentro di sè tutta la forza necessaria per vincere questa prova tremenda; deve scavare nel proprio inconscio, fare il conto con le propria ombra, affrontarla, amarla, disperarsi per tutto l’oscuro che c’è dentro di lei, però prenderne coscienza, conviverci e superarlo. Oltretutto dovrà anche trattenere la propria parte femminile istintiva, deve astenersi dalla pietà (soccorrere un vecchio immerso nel fiume dei morti) e dal desiderio di soccorrere (asino zoppicante che porta un carico di legna), tutto questo per poi decidere di aprire il vaso della bellezza e disubbidire così al divieto postole da Venere.
Così Psiche apre il vasetto per rendersi ancora più bella e cade nel sonno della morte. Accoglie in sè la più grande sventura, consapevolmente per poter donare il suo grande amore ad Eros. Dunque sembra regredire di nuovo in una forma più primitiva, ma non è così perché ora Psiche è portatrice di una bellezza diversa che comprende anche la sua personalità femminile conquistata attraverso le prove e le sue sofferenze . Anche Eros ne è contagiato e capisce che nessuna dea potrà mai dargli un amore tanto consapevole da accettare anche uno sposo di morte ed è per questo che riesce a risvegliare la sua amata e a farle compiere l’atto finale dell’impresa: portare a Venere il suo unguento. Affrontare dunque, ma in maniera più strutturata e consapevole delle proprie possibilità psichiche, la madre terribile che ancora non si è evoluta ed è rimasta ad uno stadio primitivo.
Questi sono alcuni dei temi che ho cercato sommariamente di riportare per interessarVi alla lettura di questo libro.
Certo non è semplice nè agevole mettersi a tavolino su queste pagine, però ne vale sinceramente la pena, non solo per tutto quello che Neumann ci spiega ma per quello che smuovono dentro il nostro animo e per quanto ci possono chiarire anche su situazioni vissute direttamente o indirettamente.
Naturalmente sarebbe molto bello ed istruttivo se le nostre bravissime, bellissime ed amatissime psicologhe avessero la volontà di istruirci su questi temi per darci la possibilità di vivere con più consapevolezza.

Raffaele Strada

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2 commenti:

  1. La fiaba di Amore e Psiche per i suoi risvolti psicologici è tra le più studiate dagli psicolog:, Neumann, Von Franz, Bettelheim, Hillman sono solo alcuni di questi. Ognuno ha visto il mito da un'angolazione diversa dandone interpretazioni straordinarie.
    Vorrei anch'io dire la mia (non certo da psicologa, ma come vissuto personale) e focalizzarmi sulla prigione dorata in cui Psiche vive e dove il suo amato Eros la raggiunge ogni notte nell'oscurità. In questo splendido palazzo ogni desiderio viene appagato: "perché, signora, stupisci di tante ricchezze? tutte queste cose sono tue...Noi, di cui senti le voci, ti serviremo con cura, e poi, appena ti sarai riposata, ti porteremo vivande regali". Con il passare del tempo Psiche comincia a sentirsi chiusa in un beato carcere e desidera vedere il suo amato facendo luce su di lui.
    Ho vissuto in una prigione dorata, ero adorata e servita, tutto quello che desideravo (e non chiedevo) mi veniva dato e i miei interessi e i miei bisogni erano diventati quelli del mio compagno. Ho cercato di capire chi era veramente il mio uomo, ma si nascondeva sempre dietro di me. Dopo un primo momento splendido e idilliaco mi sono accorta di soffocare e alla fine sono fuggita. Non esiste amore se non si rispetta il TU che è l'altro. Per dirlo come E. From l'amore è pari nel dare e nel ricevere; ben diverso dall'unione simbiotica che è un rapporto di totale dipendenza reciproca. Eros ama veramente solo dopo essere stato segregato dalla madre. Non ha potuto aiutare la sua amata che da sola ha superata le sue prove e alla fine è morta. Il fallimento di Psiche spinge Eros all'azione. Esso non è più un fanciullo pauroso che corre a rifugiarsi dalla madre, ma un UOMO e amante. Solo adesso possono unirsi consapevolmente in un AMORE DIVINO quindi sublime e non terreno legato ai bisogni e alla paura.
    Speriamo...........

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  2. Ho visto Amore e Psiche al Louvre la prima volta a 25 anni. Ricordo ancora l'emozione, che credevo di aver esaurito nel mio incontro con la Nike di Samotracia e invece mi ha nuovamente, profondamente avvolto. Non ci vuole niente altro che la comune sensibilità per definirla un capolavoro. Canova ha colto un attimo, quello precedente al bacio, rendendolo eterno e, allo stesso tempo, mai reale. Forse voleva rappresentare il potere dell'amore, identificandolo con il desiderio che esso sa sprigionare. A me interessa poco, la statua è talmente bella da togliere il fiato. L'equilibrio delle figure scolpite in un marmo che sembra palpitare, le linee formate dai corpi così vicini, le ali di Eros aperte nell'attimo che precede il volo. O l'atterraggio. L'andare e il rimanere. Chissà....
    Un momento! Non staremo mica parlando di 2 cose diverse? :-P
    Comunque datti una regolata, di questo passo la prossima volta ci recensisci la "Recerche"!!! :-/

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