venerdì 29 luglio 2011

E' sciocco? Ricette ri-fritte dalla cucina Inte...Grata


Oggi piatto unico, per stare leggeri!


          I CUOCHI SPEZIALI OGGI CUCINERANNO IL GF
                           (…no il Grande Fratello no..!):

                            Sì, non sarà il Grande Fratello, ma è "peso" uguale!











SECONDO PIATTO:
Gran Fritto in cartoccio

INGREDIENTI PER 12 PERSONE :
2 Kg di cozze
1 Bustine di lievito istantaneo per pizza
Salvia a foglia larga
1 Kg di farina tipo 00
Olio di arachidi
Sale a piacere
Carta gialla

PROCEDIMENTO :
Lavare con acqua fredda le cozze
Pulire le cozze a “modino”
Cuocere in un padellone le cozze a fiamma media e costante, sino a farle aprire
Una volta aperte togliere il mollusco dal guscio
Lasciarle raffreddare in un recipiente
Staccate dai rametti le foglie di salvia
Lavate le foglie della salvia
Asciugatele una ad una per bene

PASTELLA:
Preparate l’impasto con acqua tiepida, farina, sale e 1 o 2 cucchiaini si lievito istantaneo a seconda delle quantità
La consistenza deve essere abbastanza morbida come una crema, ma non liquida.
Lasciarla riposare per 20 minuti circa
Versate in una grande padella un abbondante quantità dell’ olio di arachidi e portare ad ebollizione.

Per i Coccoli: prendere un cucchiaino colmo di pastella e adagiarlo nell’olio bollente.

Per le cozze e la salvia: intingerle nella pastella verificare che la stessa rimanga ben attaccata all’alimento (altrimenti vuol dire che è troppo liquida e va aggiunta un po’ di farina).

Attenzione la doratura dei coccoli delle cozze e della salvia non deve essere scura,
Salare il Gran Fritto
Accartocciate 12 fogli di carta gialla e in ognuno inseriteci 4 cozze 4 coccoli 4 foglie di salvia


Servite il cartoccio in mano e Buon appetito. 


Oh, ma il cartoccio, non era di carta gialla?



Non per intromettermi sempre, visto che oggi ero stata abbastanza zitta e buona ma...una cosina la dovrei dire, se permettete!
Scusate, visto che siamo nel Gotha dei food blogger, oh non sarebbe meglio accartocciare i dodici fogli di carta gialla PRIMA di friggere? Altrimenti si mangia tutto ghiaccio, eh! 
Mica è buono il fritto fritto fritto ghiaccio ghiaccio ghiaccio! 


Ma il dolce manca anche oggi?



Ore 8,13
Stavo andando a fare la spesa per rimediare alla "dimenticanza", ma dopo aver letto il commento della  preziosissima amica Libera, sapete cosa vi dico? A tutto c'è rimedio: se qualcuno, dopo questo pranzetto tipicamente estivo, ha un posticino per il dessert... Oggi il dolce viene servito nell'altra sala  :-)

  

mercoledì 27 luglio 2011

Coccole...







E' permesso? Siamo gli chef...



Daniele, Guido, Carlotta, Ettore

Qualcosa ci dice che la nostra scimmietta ha bisogno di coccole, ed eccoci pronti in soccorso!
  
Oddio, anche Carlotta mica scherza!

A proposito di COCCOLE ...
Venerdi 29 Luglio Gran Cartoccio di fritto: 


Sì, appunto, in previsione dell'estate, per mantenerci in forma, una ricettina leggerina leggerina...

 Insomma, zittaaaaa...
COCCOLI COZZE e SALVIA acompagnati da ... ah, ma siete proprio curiosi, e mica ve lo diciamo adesso,...cliccateci Venerdi per foto e sgniffatine!

                                                           Firmato: I vostri cuochi speziali



Carlotta, Daniele, Beatrice



                                                          Oggi mi son mancati i "grattini"!!!


www.at21.it

martedì 26 luglio 2011

Non prendete appuntamenti...







...tenetevi liberi, domenica 9 ottobre è la Giornata Nazionale della persona con sindrome di Down, e noi stiamo preparando una sorpresa "spezialissima"!



Presto saprete qualcosina in più...e forse da qualche altro angolo d'Italia, e forse da qualche altro blog, e forse da qualche altra voce...


Ssss...non è tutta farina del nostro sacco!

                                                 non siamo matti, no no!


           Save the date: Domenica 9 ottobre 2011 ore 15,30

                                    Avremo bisogno di voi.


www.at21.it

lunedì 25 luglio 2011

Chi lo legge questo libro?


La lettura è per me una passione; un piacere al quale difficilmente rinuncio, ma purtroppo la realtà ci dimostra che oggi si legge sempre meno.




In estate, però, abbiamo tutti un po' più di tempo a disposizione, e allora perché non approfittare per leggere un buon libro?
E se poi il libro fosse proprio il nostro...ancora meglio no?
"Chi lo legge questo libro? Persone e sindrome di Down" curato da Emiliano Gucci, è stato scritto in occasione del trentennale di Trisomia 21, nell'anno 2009.
Raccoglie storie particolari, vita vissuta raccontata dai genitori, dai fratelli e dagli stessi ragazzi.
Ecco come è nato.



                                                     UN LIBRO COME UN TAVOLO
                                                                  di Emiliano Gucci

La prima volta che entrai nelle stanze di Trisomia 21, e parlo dell'ormai "vecchia" sede di Borgo Pinti, percepii subito un'aria particolarmente frizzante. Non lo dico per piaggeria, anzi, a ripensarci adesso quel brulicare di energie forse mi inibì anche un po': le pareti, le scrivanie e i mobili stracolmi, le foto e i disegni appesi ovunque, i lavori dei ragazzi, i colori, le persone e i ragazzi stessi che in quel momento affollavano gli spazi, tutto mi sembrò carico di energia appunto, di elettricità, tutto parlava di lavoro, fatica, divertimento, cose fatte e da fare insieme. Era un posto tremendamente vivo, ed ero lì proprio per un nuovo progetto che avrebbe coinvolto alcuni ragazzi dell'associazione. Fu in quell'occasione che li conobbi e che conobbi Antonella, l'attuale presidente, e poi Ivana, altre persone che lavorano con loro e poi altre ancora, che insieme a me avrebbero contribuiton al laboratorio. Il progetto si fece e mi sento proprio di dire che riuscì al meglio e che fu, in primo luogo per me, un'occasione preziosa per più di un motivo.

Fu in uno di quei giorni che Antonella mi chiamò la cellulare. Sul momento pensai si trattasse di faccende relative al laboratorio, anche se le mie mansioni erano gestite da altri e non ci eravamo mai sentiti direttamente. Comunque sia mi sbagliavo, il tema era un altro. Mi spiegò che l'associazione Trisomia 21 compiva 30 anni e che per l'occasione le era venuto in mente di fare un libro. Mi disse che le sarebbe piaciuto lasciare qualcosa che fotografasse questo momento, ma che soprattutto raccontasse, attraverso le esperienze delle persone che l'hanno vissuta, la storia dell'associazione in questi anni, da dove è partita e dove è arrivata, dove potrà arrivare. E ancor di più le sarebbe piaciuto lasciare un libro utile ai genitori di domani, uno strumento capace di informare, raccontare verità, magari sciogliere qualche dubbio. Fin qui, per quanto mi riguardava, poco di strano, specie se con le frasi successiva Antonella mi avesse domandato un consiglio su come pubblicare il libro, o una mano a risistemare il materiale.
Le frasi successive, invece, non ci furono. Nel senso che ci furono eccome, ci incontrammo e cominciammo a parlarne e siamo arrivati fin qui, ma quello che lei aveva, in quel momento, in testa e nel cassetto, si esauriva con le parole che mi aveva già detto. Non esisteva mezzo foglio scritto, mezza traccia. Antonella voleva fare un libro, questo sapeva, nulla più.

Allora da una  parte pensai che fosse matta. Per aver chiamato me, che niente sapevo della Trisomia 21 come sindrome né tantomeno come associazione, che non sono né un genetista né un saggista ma un narratore part-time. Che mai avevo scritto una cosa "commissionata" e voluta da terzi ma soltanto raccontini che rovistano tra le mie budella, romanzi che raccontano personaggi sbagliati, pezzi di giornale che neanche si capiva bene cosa fossero. Cosa pensava potessi fare, io, per loro?
D'altra parte, subito, pensai che dietro la sua telefonata che immagino istintiva, non troppo ponderata, ci fosse un'intuizione fortunata. Anzi che quel procedere contenesse l'unica chiave che sempre andrebbe usata, nell'avvicinarsi a certe materie: c'era bisogno di un libro, fatto un po' a misura, e lei stava chiamando uno scrittore. Allo stesso modo avrebbe chiamato un falegname se le fosse servito un tavolo, un muratore nel caso il tetto si fosse sfondato, i vigili del fuoco per sedare un incendio. C'era una necessità, e piuttosto che barcamenarsi per raffazzonare una soluzione autogestita, si cercava la figura giusta per affrontarla al meglio. Ecco, ho creduto spesso che scrivere, e in questo caso mi riferisco ai trattati scientifici quanto alla narrativa, sia proprio questa cosa qua. Costruire qualcosa. Servire un bisogno. Colmare un vuoto, placare un'urgenza, rispondere a una domanda. Spesso da narratori lo facciamo privatamente, per una spinta che nasce dalle nostre interiora, o per catturare una storia che magari nasca piccola, minima, a sua volta privata, che poi corra il meraviglioso rischio di diventare universale, e raccontare molto più di quella singola vicenda. In questo caso si trattava invece della facoltà di un collettivo, un gruppo, un'associazione. Composta da anime differenti, da storie più o meno distanti nel tempo e nelle età, da più voci, che forse da sole non avrebbero potuto esprimersi al meglio. Appunti, testimonianze, confidenze che andavano raccolte. Voci che avevano bisogno del mezzo giusto per fuggire dal cassetto e parlare a tutti. Mi ritrovavo appunto, stavolta senza equivoci, nel ruolo che sempre cerco d'interpretare scrivendo: potevo essere un veicolo, un artigiano della parola al servizio di una storia, anzi di molte storie da raccontare.

Conoscevo già alcuni ragazzi dell'associazione e a questo punto cominciai a incontrare anche i genitori, a raccoglierne le voci, a cercare di farne parola scritta. A racchiudere quelle storie di vita reale, il dolore e le gioie, nelle pagine di questo libro. E andando avanti ho capito quanto fosse ulteriormente giusta la scelta di affidare a me, estraneo alle affettività di queste persone che tanto si frequentano nel quotidiano, le loro testimonianze. Sono convinto che per essere davvero utili certe storie debbano tenere lontano i tecnicismi scientifici quanto i patetismi sentimentali, gli eventuali protagonismi, l'istinto di elevare a sentenza universale la più o meno fortunata esperienza di un singolo. Sono convinto che certe storie di fede e devozione non potesse che raccoglierle al meglio una penna laica come la mia. Che certi tagli utili, necessari ma talvolta anche brutali, di ripetizioni e lungaggini, non potesse che deciderli una forbice estranea ai rapporti quotidiani, alla rete di amicizia e rispetto che lega certe persone. Ciò non vuol dire che io abbia svolto questo lavoro al meglio, anche se di certo ci ho provato; vuol dire che adesso ritengo giusta l'idea di affidare un progetto simile ad un estraneo, pratico, ateo artigiano scrittore come me, uno che crede più nel lavoro che nell'arte, o che perlomeno li tiene sullo stesso piano. E vuol dire che se una telefonata come quella di Antonella mi raggiungesse domani, risponderei allo stesso modo, senza nessuna esitazione.

Credo che questo libro non parli soltanto di ragazzi Down, famiglie con figli Down, probelmi e possibilità nell'Italia degli anni Sessanta o in quella di adesso. Credo che questo libro parli soprattutto di coraggio e di amore per la vita. A me quelle raccolte sembrano storie di speranza, di cocciutaggine, che ci ricordano quanto può fare l'essere umano quando la spinta interiore è forte, quando a chiamare sono gli affetti più cari, i sentimenti più profondi. Quando si difende, ci si batte, si scavano strade e trincee per le persone che amiamo, magari i nostri figli. Allora si abbattono le montagne, si prosciugano gli oceani. E poi credo che questo libro apra nuove finestre alle normali concezioni di gioia di chi questa vita la percorre di fretta, a volte sbadatamente, a volte rincorrendo ricchezze diverse, a volte senza neanche sapere perché. Ecco, credo che queste storie possano accendere luci alternative per chi ha la pazienza di fermarsi un attimo ad ascoltarle, insomma leggerle, magari capirle. Qua dentro s'incontra un'umanità talvolta percossa e offesa dall'umanità stessa, eppure invincibile, capace di sobbarcarsi ogni patema, di goder gioie esclusive, di gridare la speranza di tutti. Anzi capace di dire la speranza, di sussurrarla, non di gridarla. Anzi capace di sorridere, di speranza, e a libro finito molti concorderanno con questa precisazione.

Associazione Trisomia 21 Onlus
Chi lo legge questo libro? Persone e sindrome di Down
a cura di Emiliano Gucci
Mauro Pagliai Editore

Continua...

venerdì 22 luglio 2011

Ciak Seconda. E' sciocco? No, è dolce!

Pensate, ci siamo accorti alle 12,08 che mancava il dolce (dessert se preferite)...sono scesa in cucina, e cosa si sono inventati gli chef  "speziali "? 
M'hanno cotto un cocomero. Dove? Ma in forno, no?




Ma nooo, che dici, il forno acceso non è per il cocomero...
che confusione in casa Trisomia!









Spiedini nocciolosi e colorati

Dosi a caso

Ingredienti:
Cocomero
Melone
Nocciole
Nutella

Procedimento:

Tagliare a dadoni cocomero e melone, inserirli alternati in uno stecchino da spiedino (precedentemente procurato).
Adagiare sopra un vassoio.
Cospargere ogni spiedino con due ciuffi di Nutella sciolta a bagnomaria.
Separatamente pestare le nocciole in un panno con una bottiglia (siamo artigianali, noi)
Guarnire gli spiedini con una cascata di nocciole che si immergerà nel rivolo di Nutella!





Che tesori dolcissimi!

Buono, buono, buonissimo!

www.at21.it

E' sciocco? Macché è pepato!...Ricette dalla cucina Inte...Grata







Visto che sono tornata, ed è venerdì, oggi pesce vero ragazzi?







LUGLIO COL BENE CHE TI VOGLIO LO SO NON FINIRA’...ANCORA INSIEME !

Guardate un po' che mi scrivono questi furfanti!


Oggi primo piatto Pici Cacio e Pepe!


Paste al burro? Ma scherzate? Siamo sul blog, ci spiano da tutta Italia, macché, tutto il mondo mangia con noi il venerdì, perfino la Federazione Russa (e ritonfa), ma che figura ci facciamo, eh?


INGREDIENTI PER 12 PERSONE :

1 Kg di pici toscani
50 g di burro
200 g di pecorino romano
pepe nero in grani
pepe nero macinato
sale grosso

PROCEDIMENTO :

Grattugiate il pecorino romano in un recipiente
Aggiungeteci il pepe nero in grani e quello macinato in ugual misura
Prendete con un ramaiolo un po’ d’acqua della cottura dei pici
Versatela nel recipiente del pecorino e del pepe
Mescolate sino ad ottenere una crema omogenea
Sciogliete in una padella il burro
Cuocete i pici in acqua salata e a metà cottura scolarli (a 4 minuti circa)
Buttate i pici in padella e lasciateli amalgamare con la crema precedentemente ottenuta
Servire in tavola e buon appetito.



CONTORNO.
Scusate, ma contorno a cosa?

MELANZANE PIZZETTATE



Melanzane? Nooo...di nuovo! Abbiamo qualche parente agricoltore che produce melanzane?


Mamma mia, proprio adesso che eravamo stati lanciati nel Gotha dei food blogger...

 

INGREDIENTI PER 12 PERSONE :

4 melanzane
1 mozzarella
50 g di pangrattato
750 g passata di pomodoro
olio
origano
sale grosso e fino

PROCEDIMENTO :

Lavate le melanzane in acqua fredda
Tagliatele a fettine sottili 
Lasciarle sotto sale per 10 minuti
Disponete le melanzane affettate in una teglia da forno
Aggiungete su ogni fetta un cucchiaino di passata di pomodoro
Tagliate la mozzarella a dadini
Spargertela in maniera omogenea su tutte le fette di melanzane
Spolverate le melanzane con il pangrattato e l’origano
Salarle
Aggiungete dell’olio ed infornatele per 15 minuti circa a 180 °
Servitele in tavola.


TEMPI DI PREPARAZIONE :

60 minuti circa

COSTO :

€ 15

www.at21.it

mercoledì 20 luglio 2011

Quando il viola era La Viola!

Quando la nostalgia prende il sopravvento,  i ricordi, quasi per farti un dispetto, si soffermano sempre su episodi che ci hanno segnato la vita, nel bene o nel male, ma che tanto volentieri ripercorreremmo, riavvolgendo il nastro, per riviverli o magari per modificare qualcosa...eh, se il passato potesse essere il futuro!

E allora cosa ho fatto oggi? Ciò che di solito fai in questi momenti per farti del male: vai a prendere il vecchio album, lo apri, dai un'occhiata alla prima foto, senti che ti arriva un sospirone della pancia e pensi... eeeehhhh, bei tempi!


In panchina con il Mister...




E adesso...


...qualche consiglio prima d'iniziare gli allenamenti!


Scendono in campo...


e si allenano...


...con noi!


Come non approfittare per una firmetta!


Una timida foto


Ragazzi, dai su, un bel sorriso!


Non me ne volete, voi che non tifate Fiorentina, come ad esempio colui che, dalla Federazione Russa ogni tanto passa da qua, d'altra parte non c'è rimasto che vivere di ricordi...e poi ve l'avevo detto che oggi mi sentivo nostalgica!



www.at21.it

lunedì 18 luglio 2011

Dedicato a...

Piero Chiostri. 


Solitudine e disperazione


Sono trascorsi 7 mesi da quando lo incontrai per la prima volta in associazione. Preannunciò il suo arrivo con una telefonata. Mi disse: la vorrei conoscere. Tutto successe dopo una critica, apparsa sui giornali, che avevamo sollevato nei confronti dell'Inps che, per ricercare i falsi invalidi, stava chiamando a visita una buona percentuale di persone con sindrome di Down. Mi apparve subito una persona molto particolare, apparentemente dura nei modi, ma lasciò trasparire tanta dolcezza quando si fece trasportare dal lungo racconto della sua non facile vita. Si disse stanco, ma forse interessato a ri-associarsi.
Prima di andarsene mi lasciò questa lettera, pubblicata da Repubblica il 2 aprile 1999, che avevo custodito gelosamente come memoria storica, ma che purtroppo di storico ha ben poco, perché si rivela sempre attuale.

Il futuro dei nostri figli handicappati

La mia seconda figlia, Laura, che ora ha 27 anni, è una ragazza Down; 13 anni fa moriva mia moglie dopo 4 anni e mezzo di tante sofferenze. Credo di poter dire qualcosa sul come vengono vissuti in Italia questi problemi. Il nostro Paese ha delle leggi ottime e umane: mi riferisco alla chiusura dei manicomi, o all'inserimento degli handicappati nelle scuole pubbliche; la realtà poi è ben diversa...Basta leggere le lettere di disagio che ogni tanto giungono a "Repubblica". 
Si fa un gran parlare infatti del rispetto della vita: ecco io vorrei suggerire a coloro che intendono difendere la vita fin dal primo istante del concepimento, di indirizzare le loro attenzioni anche verso quelli che non sono in condizioni di difendersela da soli.
Ho sempre vissuto la sofferenza con dignità e serenità; la fede in Dio è stata ed è tuttora insostituibile. Prima che mia moglie si ammalasse, con altri genitori abbiamo preso tante iniziative a favore degli handicappati fiorentini; purtroppo dopo tanti anni i frutti di tanto lavoro sono molto 
scarsi. Che ben vengano le sottoscrizioni televisive, o le partite di calcio giocate da personaggi famosi per sensibilizzare la gente a certi problemi, ma ci vuole altro perché le cose cambino, e davanti a tanta indifferenza.
Oggigiorno si parla di solidarietà verso tutti e tutto, anche tramite i mass media: non c'è problema sociale che non venga preso in cosiderazione. Raramente qualcuno si ricorda degli handicappati; allora è bene che l'opinione pubblica sappia che esistono dei genitori che con coraggio e dignigtà dedicano la loro vita ai loro figli sfortunati, pensando con angoscia al loro futuro, ossia se gli venissero a mancare i genitori.

Rispose Barbara Palombelli
I genitori dei disabili chiedono attenzione. Noi "normali" li ripaghiamo, quando va bene, con l'indifferenza o con un versamento sui mille conti correnti sciacquacoscienze...Dovremmo forse invece versare qualche ora delle nostre giornate: ho sempre pensato che le maratone televisive, per essere efficaci, dovrebbero avere due cifre in sovraimpressione, quella dei soldi e quella delle ore di volontariato che siamo disposti a donare per i problemi degli altri (che da un minuto all'altro potremmo essere noi, i nostri genitori, i nostri figli...). Questo spazio, come sa Piero e come sanno coloro che ci seguono, non è indifferente. Spero che questo messaggio sia raccolto: pubblico l'indirizzo di Piero proprio per questo. Anche per non lasciare soli i genitori che diventano grandi e pensano con angoscia al futuro dei loro figli sfortunati. Chi li amerà dopo di loro?


Il 15 giugno scorso Piero Chiostri si è tolto la vita gettandosi dall'ultimo piano di un condominio.
Questo episodio, che ho appreso il giorno seguente l'accaduto, mi ha toccato profondamente, così profondamente che ho impiegato più un mese per riuscire a condividerlo con voi.
Sono una mamma e, se pur ottimista e convinta che bisogna andare avanti cercando di superare i continui ostacoli  che il sistema ci mette sul cammino, non posso non fermarmi a riflettere su quanto solitudine e disperazione, possano influire sull'equilibrio della nostra mente, per arrivare a compiere atti così estremi. Purtroppo, rimane il rammarico di non aver saputo cogliere quella che pur indirettamente, poteva essere una sua richiesta d'aiuto.




Piero Chistri è stato, insieme a un gruppo di genitori, tra i fondatori di Trisomia 21 nel 1979.

www.at21.it


venerdì 15 luglio 2011

E' sciocco? Ricette dalla Maremma Inte...grata







Detta così sembra un'espressione colorita come altre che riguardano la nostra Maremma, invece no, si tratta proprio della ricetta che ho portato dalla vacanza in Maremma e, vista la squisitezza, ho deciso di condividerla con voi per il pranzo di oggi! 
So già che quanto andrete a leggere farà inorridire qualcuno, ma il cuoco in questione, è un tipo non troppo preciso, irrequieto ed energico, insomma...Nettuno!



Così me l'ha detta e così ve la vendo.

Dosi per 4 persone.
10 calamari medi
1/2 cipolla (anche meno)
Pesto alla genovese
Pomodoro
Brodo di pesce
Sale e peperoncino a piacere

Tritare il calamaro fino fino e soffriggerlo in padella con la cipolla, lasciando poi rosolare aggiungendo mano a mano brodo di pesce e aggiungendo da ultimo mezzo cucchiaio di pomodoro poi il pesto, che dovrà essere sempre in quantità inferiore rispetto al trito di calamari.

Si è quasi offeso quando gli ho obiettato: ma ti pare che la posso scrivere così una ricetta sul blog?
Provatela e fatemi sapere, a volte tutto ciò che è lasciato al caso, ha più gusto di quello che calcoliamo!






...se preferite, cucinateli per cena,





senza magari addormentarvi lì...che c'è umido!




Ah, intanto torno là per sentire se la cipolla deve essere rossa o bianca, perché bisogna essere precisi, eh, ci mancherebbe, poi vi dico...
Buon fine settimana a tutti!

Altre notizie su www.at21.it

mercoledì 13 luglio 2011

Ma il Genio dell'informatica, perlomeno, sa cucinare?

Macché, anch'io con la verdura e la frutta ci gioco!
 

E' incredibile, oltre duecento visitatori tutti d'un botto senza aver scritto brutte notizie, senza catastrofi o episodi spiacevoli ai quali spesso siamo legati...tutti qui per una semplice ricettina dietetica, e bada lì! Ragazzi, avete visto che successone le nostre ricette? Noblesse oblige, eh!

Adesso basta giocare...qualcuno vuole la sfida!





Accantoalcamino, infiltrata speziale, noi siamo pronti, ma prima ti vogliamo dire che da oggi, grazie a te, alla tua sensibilità, simpatia e delicatezza, molti si sono affacciati a questo nostro mondo, spesso troppo isolato, e hanno visto chi siamo e soprattutto che ci siamo!

                                                   Grazie!


Un dolce scimmia, o una scimmia dolce?!


Qualche notizia in più su www.at21.it

Tuttisofrà. Cosa? Eh, come dire: non ci siamo mica tutti!




Ciao a tutti!
Finalmente il gruppo TUTTISOFRA’ vi parla!
Ci abbiamo messo un po’, ma dovete aver pazienza… siamo un gruppo molto giovane!
Infatti la nostra storia inizia solo a febbraio scorso, quando, su invito dell’Associazione, ci siamo riuniti per un aperitivo al villino.
Quello che ci accomuna è l’avere un fratello o una sorella con sindrome di Down. Quello che abbiamo trovato quella sera è la voglia di fare e di costruire insieme qualcosa di utile non solo per i nostri fratelli, ma anche per noi!
Forse ci avete visto alla Festa di Primavera, quando ci siamo ritagliati un nostro piccolo ruolo nel servire ai tavoli e nel rassettare la cucina.
Siamo una decina di persone, ma vi scriviamo perché ci piacerebbe essere molti di più per moltiplicare le idee e l’entusiasmo.
Invitiamo quindi chiunque ne avesse voglia ad unirsi a noi!
A partire da settembre ricominceremo a trovarci, una volta ogni 15 giorni, al villino, orario cena… e che cena!
Troverete tutte le informazioni chiamando in Associazione e/o su questo blog e sul gruppo facebook "Gli Amici di Trisomia21"
Per adesso buone vacanze a tutti!!
Corinna, Enrico, Francesco, Giovanni, Giuditta, Giulia, Laura, Leonardo, Letizia, Samuele, Silvia, Simone

Che piacere vedervi affacciati a questa finestrella, piccola, ma che troverete sempre aperta!
E' molto bello ciò che avete scritto: fare e costruire qualcosa insieme non solo per i vostri fratelli ma anche, e io aggiungo, soprattutto, per voi! 
Sono certa che sarete un bel gruppo, molti altri con il tempo prenderanno fiducia e vi seguiranno...non fosse altro che per cenare! 
Un sorriso ed un abbraccio a tutti,  so e frà.

Ogni altro contatto su www.at21.it

lunedì 11 luglio 2011

Cari signori, sanno anche nuotare!

Axel Belig 

                                       Due medaglie d'oro alle Special Olimpics di Atene


Ironizzo riferendomi a colui o coloro che, rimanendo nell'anomimato, sono stati i responsabili dello spiacevole episodio avvenuto il 21 giugno alla piscina Costoli nel corso dei campionati mondiali di pallanuoto. Un fatto difficile da dimenticare perché non ci sono state motivazioni e forse proprio perché chi si sarebbe dovuto scusare non l'ha fatto, quindi, non è a caso che associo il titolo di questo post allo straordinario evento di oggi.
Il nostro Axel Belig è appena rientrato dalle Special Olimpics di Atene con due medaglie d'oro.
Così, giusto per far capire, a chi è solito giudicare dalle apparenze, che i nostri ragazzi sono cittadini del mondo, come tutti, e alcuni diventano anche dei campioni.

Questa lettera, scritta da Camilla e Ralph Belig, sarà uno stimolo per tutti noi a non perdere mai la voglia di andare avanti nonostante tutto.

La prima volta che Axel è entrato in una piscina è stato all’età di tre mesi.
Quella dell’acqua fu una scoperta singolare: era un contesto dove Axel, più di ogni altro bambino, trovava con facilità una condizione di agio e confidenza. Nuotava sott’acqua, o meglio stazionava sul fondo delle piscine un tempo significativo. Intravedemmo in questo, uno spazio di evoluzione di qualcosa che intuivamo essere una possibile potenzialità e iniziammo a portarlo in piscina due volte la settimana.
La sua condizione di Down induceva però tutti a “farlo giocare”, tuffi, scivoli, palla, insieme all’ ammirazione per i tempi che passava a vagare nel fondo vasca. Come mamma sentivo che questa non poteva essere la sua storia: volevo che lui imparasse a nuotare gli stili come tutti gli altri bambini e così ho iniziato a cercare qualcuno che credesse in lui, che intravedesse almeno, quella che per noi era una chance per Axel. Ho girato cinque, sei piscine, sempre con gli stessi effetti: Non mi sono arresa, ho rispettato questa mia sensazione, fidando e confidando in un principio che ha sorretto spesso le mie scelte di vita e cioè che ognuno di noi ha punti forti e deboli e noi nei riguardi di Axel abbiamo cercato sempre di sviluppare quelli forti e il nuoto era uno di quelli.
Seppi che a Prato c’era una struttura, un’associazione che “allenava” una squadra di ragazzi con disabilità e così, lasciammo la comodità della piscina cittadina: pur con qualche aiuto, iniziammo a portarlo a Prato tre volte la settimana. Dopo un primo inizio che ricalcava un pò quanto mi aveva fatto allontanare da altre strutture anche per la giovanissima età di Axel (7 anni), inizio l’allenamento a cui pensavo e si cominciarono a vedere i primi frutti. Axel vinse qualche piccola gara alla quale era iscritto più per prova che per convinzione.
Nel frattempo ebbi occasione di leggere qualche articolo, ma soprattutto di vedere un video delle Special Olimpics e al di là della maestosità dell’evento, delle parole degli speakers a sostegno delle diversità, ebbi un rafforzamento della mia percezione e nel salotto di casa dissi a mio marito: “Perché Axel non può essere là?”, domanda che con il tempo divenne un’affermazione: “Axel un giorno sarà in quello stadio!”
Iniziammo a lavorare, si iniziammo, perché lui lavorava in acqua, mangiava spesso un panino in macchina, riposava nel tragitto Firenze Prato, si allenava, ma anche per noi genitori era diventato un lavoro portarlo ad allenarsi più volte la settimana, portarlo nelle trasferte il sabato, la domenica; il training motivazionale del papà,“compagno di squadra” eletto e preferito per le sue gare. I primi risultati acquisiti come campione junior nei 50 delfino e 50 stile libero, cominciarono ad attutire un po’ le fatiche e insieme facevano aumentare la nostra incredulità nel fatto che non trovassimo a Firenze una piscina, ma soprattutto un allenatore che alleggerisse le sue trasferte a Prato.
Il potenziale di Axel non doveva però risentire di questo accenno di scoraggiamento. L’allenamento proseguiva a Prato con gli istruttori.
Poi quest’anno la convocazione nella nazionale italiana arrivata inaspettata anche per la sua età (17 anni), Special Olimpics ad Atene e Axel, si proprio Axel in quello stadio e su quel palco per ben due volte, applaudito da migliaia di persone, in un’atmosfera singolare, quella di centinaia di famiglie, genitori fratelli che stanno acclamando comunque i loro campioni, con un’etica ed un rispetto che stupiscono ad un livello tanto profondo, perché tutti stanno partecipando, qualcuno può anche vincere, ma con una consapevolezza ed uno stile che fa riflettere: è bello vedere che l’atleta che ha lottato con Axel per la medaglia d’oro e che è arrivato secondo gioisse e si congratulasse con lui stringendogli la mano perché lo spirito che accomuna questi atleti è onorare il loro giuramento:

“Che io possa vincere, ma se non riuscissi, che io possa tentare con tutte le mie forze”

Ed Axel ha tentato con tutte le sue forze ed ha vinto. E’ tornato in Italia acclamato da conoscenti e amici: le due medaglie d’oro vinte ad Atene, insieme a tutte le altre sono la testimonianza che adesso ancor di più si fa sul serio, che è veramente titolato e motivato ad entrare fra i professionisti, non tanto nel gergo sportivo, quanto fra quelli che nella vita hanno fatto una scelta.
Ma come sta il nostro campione, cosa dice il nostro campione? Sta bene, consapevole del suo grande impegno, anche del suo sacrificio delle energie che quotidianamente investe anche in altre attività, musica, teatro, scouts, tutte a sostegno della possibilità di migliorare la sua vita. E’ sempre proattivo, non si lamenta mai. Adesso ha ancor più la consapevolezza di avere fatto un ottimo lavoro, conosce sempre di più il podio e il sapore della vittoria, soprattutto il valore delle sue medaglie.
Cosa dice? Poco, purtroppo. Il parlare rappresenta la sua criticità più significativa nel suo handicap. E questo lo porta spesso ad essere scarsamente considerato all’inizio; è successo anche ad Atene. I primi giorni gli accompagnatori hanno notato che Axel era fuori dal gruppo, lasciato un po’ in disparte e se per una parte era a carico del gruppo, l’altra è per le caratteristiche di Axel, riservato, umile, misurato nelle sue manifestazioni. Ma una volta superato, anche con l’aiuto degli organizzatori, questo schema Axel diventa la mascotte, catalizza l’attenzione, riscuote affetto e simpatia e diventa un po’ “l’educatore” “il motivatore” di un modo di stare insieme e fare gruppo che non può poggiare solo sul fatto che uno parli oppure no.
Perché scrivo questo, perché rendiamo questa testimonianza?. Non certo e solo per celebrare le vittorie di Axel, non certo e solo per onorare il suo impegno e il suo sacrificio, ma soprattutto per incoraggiare una mamma, un papà, per invitarli ad avere una visione che vada oltre il limite di un handicap. Pur nella consapevolezza di ogni complessità che ogni handicap rappresenta, l’invito è a credere che ciascun ragazzo ha un suo potenziale, nella pittura, nel canto, nel teatro. L’invito è a non focalizzarci sui punti deboli, investiamo in qualcosa dove loro possono eccellere e con il tempo e con tanto impegno i risultati verranno fuori a qualche livello. Se non per noi io credo che lo dobbiamo a loro perché quando Axel è sul podio dimentica in qualche maniera il suo handicapp, gode delle ovazioni, alza in alto le braccia in segno di vittoria ed è felice contento.
Ecco restituisco a chi vorrà coglierla la motivazione che ho trovato, che abbiamo trovato leggendo un articolo guardando un video. Virgilio scriveva “Possono perché credono di potere”, ma la sociologia ci insegna con quello che è stato chiamato “l’effetto Pigmalione” che se le aspettative di educatori, insegnati, genitori sono alte, il rendimento dei ragazzi a qualche livello risponderà a queste aspettative pur nella considerazione di limiti oggettivi. Ma non è questo che deve determinare o offuscare la visione.
Questo scritto, ma anche i video, la nostra testimonianza, sono a disposizione di ogni genitore che vorrà spaziare nelle possibilità che ogni nostro ragazzo desidera esplorare per iniziare a costruire un futuro che consideri i punti forti piuttosto che un futuro “arreso” a tutti i punti deboli che una condizione di handicap offre comunque “generosamente”.
.
Camilla e Ralph Belig



La gentilezza delle parole crea fiducia
La gentilezza dei pensieri crea profondità
La gentilezza del donare crea amore


Lao Tze


Visita il nostro sito www.at21.it