mercoledì 25 luglio 2012

Alla sofferenza non ci si può abituare

Sono passati ormai alcuni giorni da quando è arrivata la sua bellissima e commovente lettera. 


Ho riflettuto molto prima di decidermi a pubblicarne alcuni frammenti, ho pensato se fosse giusto condividere qui qualcosa di personale, intimo, ma credo che farlo aiuti molti di noi a capire, e poi non c'è  miglior modo per raggiungere tutti coloro che Vania vuole abbracciare!





Comincio questa lettera immaginando di raggiungervi tutti, come se venissi in Viale Volta e, salite le scale ci trovassi tutti...
io sto abbastanza bene, sono un po' cambiata ma sono sempre io...il mio cuore è un po' più sofferente...mi sono abituata a tante cose ma faccio fatica ad abituarmi alla sofferenza, soprattutto a quella dei bimbi e credete è veramente tanta...anche se loro sono sempre gioiosi e allegri, sono molto soli e difficilmente piangono, anche quando si fanno male, ma se piangono non arriva nessuno a vedere cosa hanno fatto...ho attrezzato una stanza, ho inventato il materiale, disegnando tantissimo, mi sono inventata le cose, ho preso i bambini più in difficoltà, a piccoli gruppi e li ho tenuti con me...ho detto "bravo" e dato biscotti e caramelle come premio, e questo li ha un po' disorientati, abituati alla verga quando sbagliano e al massimo ad un battere di mani quando fanno bene...la porta della mia stanza è rimasta sempre aperta...ho pensato spesso, ma proprio tante volte, che tutto questo fosse perfettamente inutile, che non avrebbe aiutato i bambini a migliorare, che i maestri non hanno capito niente di quello che faccio e a cosa serve...come è inutile lavare e disinfettare un piede che poi tornerà a casa (e non potete immaginare il significato di questa parola qui) scalzo e nella polvere...ma ho continuato a fare...ho capito che il mio fare e forse tutto il mio essere qui non cambierà niente, non lascerò nessun segno, ma almeno avrò fatto tutto quello che mi era possibile, e l'avrò fatto nel miglior modo possibile...che ogni cosa che faccio sia il meglio che posso fare...e con questo pensiero sono ripartita e riparto ogni giorno...finché continuo a stupirmi e a vedere cose meravigliose, finché il cuore si stupisce e finché ho la forza di alzarmi dal letto la mattina allora va bene, allora vuol dire che sono ancora viva e che ho ancora qualcosa da fare...
...ora vi saluto una ad una, con un abbraccio stretto, sulla spalla di qualcuno mi fermo un po' a fare tana, nell'affetto e nel bene che so che mi volete e che mi fa bene e mi fa andare avanti e partire ogni giorno...soprattutto quando mi sembra tutto troppo grande e troppo tanto per me, e sento di non farcela, ma poi penso che voi siete lì e andate avanti e fate e fate bene, anche per me, e credete in me e in quello che sto cercando di fare, e avete riempito il mio zaino di fiducia e forza...e così riparto, un giorno dopo l'altro...


salutate tutti tutti, anche i genitori dei miei bimbi, che restano un pochino miei, anche se sono volata via con il mio aeroplanino un pezzetto del mio cuore è rimasto lì con voi, e ci rimarrà sempre...


...Ce la farai Vania, e vedrai che prima o poi anche noi riusciremo ad arrivare dai tuoi e nostri bambini!






Qualcosina in più...Una storia da inventare

www.at21.it

1 commento:

  1. Perchè dici che quello che fai non cambia niente? Intanto ha cambiato te. E poi, ogni volta che tu con la tua disponibilità, con il tuo lavoro e con te stessa, fai capire ad uno solo di quei bambini che ci può essere "altro", gli dai una possibilità in più. Magari grande come una caramella, ma una in più. E, come canta qualcuno, c'è più fra 0 e 1 che fra 1 e 100. Ovviamente, mica si può svuotare il mare con una schiumarola, però si cambia il destino di svariate gocce d'acqua. Anche se il mare resta immutato e nemmeno se ne accorge.
    Tutto questo è retorica? Certo che sì, vorrei ben vedere.
    Ma ciò non toglie che la verità possa stare anche dentro la retorica.

    Nemmeno posso immaginare quello che ti trovi ad affrontare ogni giorno, i laghi scuri di dolore e disincanto dentro a quegli sguardi. Ma tu dici che loro sorridono, nonostante tutto. Talmente tanto da far sorridere anche te, da quel che vedo...:-)

    Ti abbraccio forte.
    E vedi di non farmi scherzi: ogni volta che dico che conosco una che è andata in Togo etc. etc. faccio un figurone con i conoscenti. :-P

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