Lo stralisco – Roberto Piumini
Un bambino, unico figlio di un re,
soffre di una malattia che lo rende “allergico” all’aria e alla
luce. Trascorre quindi la sua esistenza in tre stanze, accudito da
fedeli servitori e amatissimo dal padre.
Quest’ultimo decide di fargli un dono
speciale per il compleanno e regala al figlio un pittore: dovrà
dipingere le pareti delle stanze in modo che il bimbo possa vedere il
mondo senza uscire dalla sua prigione dorata.
Lo stralisco del titolo è la spiga
di un grano speciale, che si illumina nelle notti d’estate,
immaginata dal bambino e che il pittore riuscirà a rendere reale.
Roberto Piumini è un pedagogista
che ha scritto molto per i bambini. Ha partecipato come autore a
diverse trasmissioni RAI per l’infanzia, ha scritto canzoni e
“opere teatrali” studiate per i bambini rappresentate nelle
scuole. Ha scritto anche romanzi per adulti e radiodrammi.
A mio avviso questo racconto lungo
(o libro corto) è di una bellezza assoluta. L’autore, tenendo fede
al suo cognome, scrive con la leggerezza di una piuma e racconta i
rapporti tra i tre protagonisti (padre, figlio, pittore) con poesia e
delicatezza. I personaggi che ne vengono fuori sono reali ed
emblematici.
Il pittore finirà per vedere il
mondo con gli occhi del bambino, imparerà ad ascoltarlo e diventerà
tramite fra lui e il padre che per rispetto e per amore resta ai
margini degli eventi. Leggendo avevo la netta sensazione di vedere
con i miei occhi la pittura procedere e mutare. Ogni volta che il
piccolo aveva una crisi della sua malattia temevo che fosse l’ultima
e che il racconto sarebbe terminato. Ho provato più di una volta il
desiderio di abbracciare il re per consolarlo nella sua impossibilità
di manifestare la sua sofferenza.
Se vi venisse in mente di leggerlo,
comprate l’edizione che contiene 3 racconti (ha lo stesso prezzo):
in uno Piumini elabora una fantastica teoria sull’origine delle
statue dell’isola di Pasqua (Motu-Iti), nell’altro affronta col
suo stile magico la morte di chi amiamo (Mattia e il nonno).
Recensione a cura di Silvia Corazza
Dopo una pausa, Sakumat domandò:
- Vuoi che dipingiamo le figure come nei sogni, Madurer?
Il bambino restò in silenzio
ancora. Poi sorrise e disse:
- No. Dipingiamo il mondo. Ai sogni ci penso io.