venerdì 28 febbraio 2014
Perché Trisomia 21 lascia il Nelson Mandela...qui i vostri messaggi!
Migliaia di persone, in questi giorni, ci hanno dimostrato il loro affetto, passando semplicemente da qui, o seguendo i nostri profili su facebook e twitter.
C'è anche chi ha voluto lasciare un segno scritto nella nostra storia, e siamo felici di ricordarlo qui.
Alessandro TillCarotenuto 20 febbraio 2014 13:17
Nooooooooooo che peccato era stupendo farsi servire da questi favolosi amici
unpodimondo20 febbraio 2014 20:05
Il panino o il gelato al vostro bar del Mandela è sempre stato una piacevole aggiunta agli spettacoli e alle manifestazioni sportive che abbiamo seguito al Palasport... L'ultima volta che ho pranzato con i vostri panini con la porchetta è stato poche settimane fa alla prima gara del campionato italiano A1 e A2 di ginnastica artistica.
Le vostre maglie arancioni dietro al bancone del bar ci mancheranno tanto... Vorrà dire che le prossime volte che torneremo al Mandela ci porteremo i panini da casa!
Giuseppe Malgeri 20 febbraio 2014 20:40
E' un pesso della mia famiglia che ci saluta, mi mancherete tanto, vorrà dire che verrò io più spesso da voi, magari a cucinare. :-)
Matteo Capecchi 20 febbraio 21:59
Io mi sono divertito stare con gli amici purtroppo siamo stanchi abbiamo un lavoro la mattina un po' mi dispiace lasciare il bar del Mandela io mi sono ritirato perché non avevo voglia na avevo due lavori ero stanchissimo penseremo altre cose io ha in mente qualcosa per Trisomia 21 vedrai ci riusciremo a trovare qualcosa associazione e la nostra casi di Dio faremo tante cose insieme volersi tanto bene.
Chiara Sassolini 21 febbraio 2014 07:38
Mi dispiace un monte, ci avete scaldato il cuore in tutto questo tempo. Grazie comunque ragazzi!!!
Dario Cafiero 21 febbraio 2014 10:55
#FF per i bravi ragazzi e ottimi professionisti di @At21Firenze molto dispiaciuto per come sono andare le cose al Mandela. E' solo il dispiacere per la conclusione di una bella e qualitativamente professionale (sottolineo) attività.
Raffaele Strada 21 febbraio 19:55
Tanta fatica, tanta acqua stappata, tanto di tutto ma più di tutto il sorriso e l'affetto dei ragazzi che non dimenticherò mai.
Roberto Ghiretti 21 febbraio 22:10
Al Mandela con i ragazzi di Trisomia ho ricordi unici e porto con me il loro sorriso, questo è l'importante ora. Ci hanno - a tutti - insegnato molto, ma credo che presto ci saranno altre belle storie da raccontare con loro...
CARLO C1722 febbraio 2014 10:55
Dispiace molto tutto ciò, venire a Firenze al Mandela vuol dire sosta obbligata al bar per gustare prima di tutto un sorriso degli straordinari ragazzi in arancione e poi un caffè, poco importa se a volte lungo ma sempre fatto con impegno e passione. Buona fortuna. :)
Silvia22 febbraio 2014 15:50
Ho letto più volte questo comunicato, almeno quante volte ho letto l'articolo apparso su Repubblica.it di ieri. Quello in cui si dice che Antonella è contro Matrix. Mi chiedo se la parola "diverso", in tutte le sue coniugazioni, abbia un significato chiaro solo per chi ha un disabile in casa o anche per chi è semplicemente munito di dizionario. In ogni caso, e in ogni dizionario, diverso non è mai sinonimo di contro. E quindi non arrivo a comprendere come "diversa natura" possa diventare "contro natura", per esempio. Posso pensare che i miei meravigliosi concittadini debbano dividersi in fazioni per rispondere ad un input iscritto nel loro DNA, ma da un giornalista mi aspettavo chiavi di interpretazione diverse. Tant'è....mi dispiace che tutto sia stato ridotto così.
Angela Rebechi 23 febbraio 2014 15:00
Grande dispiacere! Grazie ragazzi!
A tutti voi un Ciao e un Grazie grande così!...
...e anche se le birre erano spillate un po' meno bene, se "strachino" era scritto con una sola "c", se i caffè erano troppo lunghi, o troppo bassi, o avevamo semplicemente bisogno di un po' più di tempo per servirvi, sicuramente ci siamo impegnati per cercare di fare del nostro meglio, e queste testimonianze ci rimarranno nel cuore.
Non mollateci, continuate a seguirci, ci troveremo ancora!
Noi su Twitter
lunedì 24 febbraio 2014
Rubrica letteraria: Il paradiso degli orchi
Benjamin Malaussène fa di mestiere
il capro espiatorio in un grande magazzino. Attorno a lui si muovono
i suoi fratelli e le sue sorelle, personaggi da fiaba o da cartone
animato, ognuno con la sua peculiarietà: una sensitiva, un genio
dinamitardo, un piccolo dagli occhiali rosa e sordo che si esprime
con i disegni, una quasi coetanea e amatissima. La madre è sempre in
giro per il mondo, persa dietro al suo amore di turno dal quale
rimarrà inevitabilmente incinta per lasciare un altro fratello o
sorella prima di innamorarsi di nuovo e di nuovo partire. Completano
il quadro un cane puzzolente ed epilettico, una zia maschio che
difende vecchietti, travestiti e ladri e una zia femmina, avvenente
giornalista d’assalto, di cui Ben finirà per innamorarsi. Gli
altri personaggi, tutti unici e strampalati, si sgranano lungo la
trama: una serie di bombe esplode nel grande magazzino dove
Malaussène lavora e di cui viene incolpato.
A me il “poliziesco” è sembrato un pretesto per narrare le vicende quotidiane di questa famiglia e di coloro che le gravitano attorno, nel quartiere della periferia parigina di Belleville.
A me il “poliziesco” è sembrato un pretesto per narrare le vicende quotidiane di questa famiglia e di coloro che le gravitano attorno, nel quartiere della periferia parigina di Belleville.
Pennac scrive con leggerezza, in
maniera diretta e con molta ironia, fino a farti sorridere di un
serial killer. Passa dalla descrizione di scene raccapriccianti al
racconto di surreali quadretti familiari senza incontrare né farti
incontrare gradini.
Un libro che può appartenere a
tutti i generi o a nessuno (noir, rosa, verde, giallo….), che si
legge per sapere come andrà a finire o per incontrare il prossimo
amico della famiglia Malaussène.
A me è piaciuto al punto che dopo
mi sono letta tutta la saga dei Malaussène (sono 7), ho visto la
trasposizione teatrale del “signor Malaussène” con un bravissimo
Bisio e sono pure corsa al cinema per l’encomiabile (almeno per lo
sforzo prodotto nel rappresentare lo sgangherato mondo della
famiglia) “il Paradiso degli Orchi”.
Recensione curata da Silvia Corazza
“Ronza, il commissario
Legendre. Parla la lingua di quelle contrade glaciali dove le persone
decedono invece di morire, dove le mogli sono delle consorti e i
mariti dei coniugi, dove il dolore prova ma non sconvolge, il
commissario di divisione Legendre parla la lingua tirata a lucido di
quei registri dove si appendono i nomi in fondo ai cognomi, i quali
diventano numeri di matricola quando le cose si mettono male.”
Noi su Twitter
Noi su Twitter
sabato 22 febbraio 2014
Controcomunicato - Perché Trisomia 21 lascia i bar del Nelson Mandela Forum
In seguito al comunicato con il quale l'associazione Trisomia 21onlus ha annunciato le motivazioni che hanno portato alla decisione di lasciare i bar del Nelson Mandela Forum, ieri su Repubblica.it leggiamo:
In risposta il direttivo di Trisomia 21 Onlus si è così espresso:
In risposta il direttivo di Trisomia 21 Onlus si è così espresso:
"Notiamo con rammarico che i giornalisti interpretano liberamente parole mai dette con l'obiettivo di destabilizzare un'associazione di ragazzi con sindrome di Down forte, coesa e unita.
Nessuno ha mai detto che il direttivo di Trisomia 21 o la presidente Antonella Falugiani siano "contro" la cooperativa Matrix, né tanto meno in disaccordo con l'associazione Palasport - che abbiamo pubblicamente ringraziato. Certi che al giornalista in questione non manchino le battute per completare un articolo, né la capacità di comprendere un comunicato, ci domandiamo il motivo di tanto accanimento."
giovedì 20 febbraio 2014
Perché Trisomia 21 lascia i bar del Nelson Mandela Forum
Perché Trisomia
21 Onlus lascia il Mandela
Diversamente
“educatori”
Era
il 18 settembre del 2008 quando, con un concerto di Gianna Nannini,
iniziammo la nostra avventura di baristi al Nelson Mandela Forum, con
l'ambizione di abbattere il pregiudizio che tanto penalizza la
sindrome di Down e con l'intento di dare dignità lavorativa ai
nostri figli, mettendo sempre al primo posto il loro interesse, il
loro bene e la loro crescita. Ed è tra sbagli, incertezze,
soddisfazioni e umiliazioni che negli anni, con tanta fatica, siamo
cresciuti con loro.
In
questo tempo, a causa di una formula gestionale obbligata, si resero
sempre più evidenti alcune criticità non più sostenibili che,
sotto molti aspetti, avrebbero potuto creare dei danni, e per le
quali l'assemblea dei soci decise di interrompere l'esperienza al
Mandela. Eravamo intanto arrivati al dicembre 2012.
Immediatamente
dopo la nostra comunicazione, fu il presidente del Nelson Mandela
Forum su mandato del direttivo, a invitarci a proseguire con una
formula rinnovata e con l'affiancamento a un'altra realtà del
territorio. Nel rispetto della condivisione, aperta per stile e
sempre pronta al confronto, l'assemblea dei soci deliberò di
accettare la proposta considerandola una bella opportunità, purché
coincidessero intenti e obiettivi.
Adesso,
dopo mesi di riflessione, a malincuore prendiamo atto che nonostante
i reiterati tentativi di condivisione di intenti con l'Associazione
Palasport e la compagna di viaggio Matrix, non sussistono i
presupposti per proseguire l'esperienza al bar. Ciò probabilmente
dovuto anche alla diversa natura delle due realtà.
Lasciamo
il Mandela credendo ancora oggi nella bontà del progetto che
accettammo senza condizioni, tanto che ringraziamo tutti coloro che
si adoperarono per far sì che si potesse realizzare.
Il
Nelson Mandela Forum è stato nel nostro immaginario il luogo ideale
nel quale far vivere ai nostri ragazzi una palestra di vita. Molti di
loro è con questo progetto che hanno vissuto la prima esperienza
lavorativa, hanno conosciuto per la prima volta una retribuzione,
hanno imparato a fare, hanno
imparato a chiedere a se stessi, hanno faticato tanto per essere
ugualmente e altrettanto professionali.
Anzi,
vogliamo dirla tutta: le birre spillate un po' meno bene, le code
alle casse, i caffè un po' troppo lunghi, Firenze, i fiorentini e
non solo, hanno imparato ad apprezzarli perché veicolano un
messaggio che non si trova in nessun bar della città: il sapore
della libertà.
Firenze,
19 febbraio 2014
Il
direttivo dell'Associazione Trisomia 21 Onlus
martedì 18 febbraio 2014
Buon compleanno Alfredo Martini!
I ragazzi dell'Associazione Trisomia
21 Onlus, in questo giorno importante, ringraziano Alfredo Martini,
Grande Uomo nello sport come nella vita.
lunedì 17 febbraio 2014
Rubrica letteraria: Sefarad
Sefarad – Antonio
Munoz Molina
Sefarad è il
nome che gli ebrei davano alla Spagna al tempo della loro espulsione nel ‘400,
divenuto poi sinonimo di luogo inaccessibile, ingrato, quasi inesistente. Ma
anche il luogo delle radici, della memoria.
Una serie di
racconti raccontati, di viaggi e di persone incontrate durante i viaggi che
raccontano racconti.
Lo stesso
Molina lo definisce “un romanzo di romanzi”.
Le storie di Levi, Kafka, i viaggi dei treni di notte con il
loro carico di anime qualunque, tutto si intreccia nel raccontare le
oppressioni che hanno lacerato l’Europa del ‘900, la battaglia quotidiana di
chi le ha vissute e le loro conseguenze. L’emarginazione e il disperato bisogno
di ancorarsi ad una identità, come quella famiglia che ha conservato per ‘400
anni la chiave di una casa che non c’è neanche più. Il peso di essere malato,
di una malattia che non si può dire, e l’impossibilità di valicare quel confine
fra sé e chi è sano, un confine lungo tutto il tempo che ti resta, un confine
parallelo al tuo cammino verso la morte.
Molina scrive meravigliosamente. Paesaggi urbani e umani
descritti con maestria: le città d’Europa e i loro quartieri; storie unite da
un filo o apparentemente scollegate: una conchiglia bianca, un libro che gira
mezzo continente e vite, milioni di vite sconosciute in attesa di risposte che
non arrivano mai o arrivano sempre con il loro carico di paura.
Una narrazione poetica e luminosa, un libro che si infila
sotto la pelle.
Recensione curata da Silvia Corazza
“La parte più onerosa
della nostra identità è tenuta in piedi da quello che gli altri sanno o
pensano di noi; ci guardano e noi sappiamo che essi sanno, e in silenzio ci
costringono ad essere esattamente quello che si aspettano, ad agire in base a
determinate abitudini stabilite da azioni compiute in passato, o a sospetti che
nemmeno sappiamo di aver risvegliato. Ci guardano e non sappiamo chi stanno
osservando, che cosa stanno inventando o decidendo di farci essere.
Per chi ti siede casualmente accanto all’interno di un treno, invece, non sei altro che uno sconosciuto che esiste circoscritto al solo presente. Un uomo e una donna si guardano con un misto di intrigo e desiderio quando si accomodano l’uno accanto all’altro: in quel momento sono nudi del loro ieri e del loro domani, nudi del proprio nome, come Adamo ed Eva la prima volta che si incontrarono nel Paradiso Terrestre”
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Per chi ti siede casualmente accanto all’interno di un treno, invece, non sei altro che uno sconosciuto che esiste circoscritto al solo presente. Un uomo e una donna si guardano con un misto di intrigo e desiderio quando si accomodano l’uno accanto all’altro: in quel momento sono nudi del loro ieri e del loro domani, nudi del proprio nome, come Adamo ed Eva la prima volta che si incontrarono nel Paradiso Terrestre”
lunedì 10 febbraio 2014
Rubrica letteraria: "Atlante delle isole remote"
Atlante delle isole remote di JUDITh Shalansky
(Cinquanta isole dove non sono
mai stata e mai andrò)
ATTENZIONE: questo non è un
libro ma è effettivamente un atlante, anche se non solo da
sfogliare.
Lo stimolo che ha fatto
nascere questo insieme di carta(e) è stato l’impossibilità
dell’allora bambina ora autrice di uscire da una terra che era
separata dal resto del mondo da un muro e dove il resto del mondo era
considerato ostile e pronto a distruggere le conquiste del popolo.
Quindi la possibilità di evadere, viaggiare, vedere, era lasciata
alla sola fantasia aiutata però dalla realtà di un atlante.
Oggi invece quella stessa
curiosità, quella voglia di vedere, capire, sognare pur rimanendo
sulla mia sedia mi ha spinto ad impossessarmi di questo libro appena
conosciutane l’esistenza.
La mia curiosità è stata
conoscere quali fossero queste isole, perché fossero così remote,
che cosa ci potesse essere di tanto attraente da farle emergere dal
loro oblio e quale fosse la loro storia passata e attuale.
Allora
si parte: si inizia dall’estremo Nord del globo terrestre e si
arriva all’estremo Sud dove imperversano i ghiacci ed il gelo e
solo stormi di uccelli marini riescono a vivere e riprodursi.
Immaginatevi i primi navigatori che vi misero piede tra tormente di
vento e neve, blocchi di ghiaccio alla deriva, notte perenne, solo
per rivendicare (chissà poi perché) queste desolazioni per il loro
Imperatore o il loro Re. Oggi resistono solo i resti arrugginiti di
qualche stazione metereologica.
Man mano che si scende verso
sud le cose vanno un po’ meglio almeno per il clima e si trova
qualcosa di più vivibile, ma anche qui che drammi!!!
Disastri ecologici ante
litteram, deportazione di persone per far posto a basi militari,
meravigliosi atolli contaminati per generazioni e generazioni da
ricadute radioattive, resti di drammatici naufragi, minuscoli regni
finiti in tragedia, date scolpite nella memoria collettiva (
23/02/1945)
Che disperazione! Non era
certo questo che mi aveva spinto all’acquisto, non era questo che i
miei sogni cercavano; immaginavano mari cristallini, sole, oppure
animali strani, lucertoloni giganti, ma anche pescatori sereni che
tornavano ai loro porticcioli.
La realtà si è dimostrata,
come al solito, per quello che è, dura e spietata.
Però alla fine qualcosa di positivo
l’ho trovato: Isola Brava (Isole di sottovento) 7 notti all
inclusive compreso viaggio € 1.000.= più o meno.
Che ne dite partiamo????
A cura di Raffaele Strada
lunedì 3 febbraio 2014
Rubrica letteraria: Se una notte d'inverno un viaggiatore
Se una notte
d’inverno un viaggiatore
Italo Calvino
Un Lettore inizia a leggere un romanzo che
si interrompe bruscamente lasciando in sospeso mille domande. Il Lettore ne cercherà
disperatamente il seguito ma si troverà ad iniziare 10 romanzi diversi. Le
vicende dei libri si intrecceranno fra loro, intercalate da quelle del Lettore
(e di una Lettrice), addirittura gli stessi scrittori diventeranno protagonisti
dei loro romanzi, in un’escalation narrativa assolutamente geniale.
Lo stesso Calvino definiva questo libro “un
romanzo sul piacere di leggere un romanzo”.
Credo sia stato detto tutto sull’autore e
quindi ogni altro commento sarebbe superfluo, ma dal mio modesto punto di vista
questo testo è un capolavoro assoluto sotto tutti i punti di vista.
La scrittura è semplicemente perfetta, le
parole scelte sono quasi sempre insostituibili, quasi si percepisce la gioia
del raccontare. Ogni inizio di romanzo è scritto con un diverso stile e una
diversa ambientazione, un vero laboratorio di narrativa. La(e) trama(e) è avvincente
e il finale inatteso. L’ironia e la leggerezza di Calvino sono insuperabili e,
per chi ama leggere, è fin troppo facile riconoscersi nel Lettore e nella
Lettrice, nelle loro emozioni, nella loro ricerca di qualcosa che non si sa
cosa sia perché non c’è, dato che ancora deve essere letto….
Imperdibili le pagine in cui lo scrittore
racconta il rapporto sessuale come fosse la “lettura” di un altro essere umano.
Un libro assolutamente intelligente e
capace di suscitare meraviglia.
Recensione a cura di Silvia Corazza
“Se volete insistere sulla soggettività della lettura posso
essere d'accordo con voi,
ma non nel senso centrifugo che voi le attribuite.
Ogni nuovo libro che leggo entra a far parte di quel libro complessivo e unitario che è la somma delle mie letture.
Questo non avviene senza sforzo: per comporre quel libro generale, ogni libro particolare deve trasformarsi,
entrare in rapporto coi libri che ho letto precedentemente,
diventarne il corollario o lo sviluppo o la confutazione o la glossa o il testo di referenza.
Da anni frequento questa biblioteca e la esploro volume per volume, scaffale per scaffale,
ma potrei dimostrarvi che non ho fatto altro che portare avanti la lettura d'un unico libro.”
Twitter
ma non nel senso centrifugo che voi le attribuite.
Ogni nuovo libro che leggo entra a far parte di quel libro complessivo e unitario che è la somma delle mie letture.
Questo non avviene senza sforzo: per comporre quel libro generale, ogni libro particolare deve trasformarsi,
entrare in rapporto coi libri che ho letto precedentemente,
diventarne il corollario o lo sviluppo o la confutazione o la glossa o il testo di referenza.
Da anni frequento questa biblioteca e la esploro volume per volume, scaffale per scaffale,
ma potrei dimostrarvi che non ho fatto altro che portare avanti la lettura d'un unico libro.”
La "Redazione" Ringrazia
Allo
stadio domenica 26 gennaio alcuni genitori, ragazzi, volontari e
operatori hanno venduto dei braccialetti viola con la scritta azzurra
“Trisomia 21 Firenze”. È stata chiesta una offerta e siamo riusciti a raccogliere 2800,00 euro! Grazie
alle persone che hanno dato una mano e a chi ha comprato i nostri
braccialetti! Forza fiorentina!
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