Sefarad – Antonio
Munoz Molina
Sefarad è il
nome che gli ebrei davano alla Spagna al tempo della loro espulsione nel ‘400,
divenuto poi sinonimo di luogo inaccessibile, ingrato, quasi inesistente. Ma
anche il luogo delle radici, della memoria.
Una serie di
racconti raccontati, di viaggi e di persone incontrate durante i viaggi che
raccontano racconti.
Lo stesso
Molina lo definisce “un romanzo di romanzi”.
Le storie di Levi, Kafka, i viaggi dei treni di notte con il
loro carico di anime qualunque, tutto si intreccia nel raccontare le
oppressioni che hanno lacerato l’Europa del ‘900, la battaglia quotidiana di
chi le ha vissute e le loro conseguenze. L’emarginazione e il disperato bisogno
di ancorarsi ad una identità, come quella famiglia che ha conservato per ‘400
anni la chiave di una casa che non c’è neanche più. Il peso di essere malato,
di una malattia che non si può dire, e l’impossibilità di valicare quel confine
fra sé e chi è sano, un confine lungo tutto il tempo che ti resta, un confine
parallelo al tuo cammino verso la morte.
Molina scrive meravigliosamente. Paesaggi urbani e umani
descritti con maestria: le città d’Europa e i loro quartieri; storie unite da
un filo o apparentemente scollegate: una conchiglia bianca, un libro che gira
mezzo continente e vite, milioni di vite sconosciute in attesa di risposte che
non arrivano mai o arrivano sempre con il loro carico di paura.
Una narrazione poetica e luminosa, un libro che si infila
sotto la pelle.
Recensione curata da Silvia Corazza
“La parte più onerosa
della nostra identità è tenuta in piedi da quello che gli altri sanno o
pensano di noi; ci guardano e noi sappiamo che essi sanno, e in silenzio ci
costringono ad essere esattamente quello che si aspettano, ad agire in base a
determinate abitudini stabilite da azioni compiute in passato, o a sospetti che
nemmeno sappiamo di aver risvegliato. Ci guardano e non sappiamo chi stanno
osservando, che cosa stanno inventando o decidendo di farci essere.
Per chi ti siede casualmente accanto all’interno di un treno, invece, non sei altro che uno sconosciuto che esiste circoscritto al solo presente. Un uomo e una donna si guardano con un misto di intrigo e desiderio quando si accomodano l’uno accanto all’altro: in quel momento sono nudi del loro ieri e del loro domani, nudi del proprio nome, come Adamo ed Eva la prima volta che si incontrarono nel Paradiso Terrestre”
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Per chi ti siede casualmente accanto all’interno di un treno, invece, non sei altro che uno sconosciuto che esiste circoscritto al solo presente. Un uomo e una donna si guardano con un misto di intrigo e desiderio quando si accomodano l’uno accanto all’altro: in quel momento sono nudi del loro ieri e del loro domani, nudi del proprio nome, come Adamo ed Eva la prima volta che si incontrarono nel Paradiso Terrestre”
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